Villa Caruso


La cinquecentesca Villa di Bellosguardo, situata sulle colline di Ponte a Signa, deve il suo nome alla spettacolare posizione.

Nel 1540 la proprietà fu acquistata dalla nobile famiglia dei Pucci, ma le travagliate vicende politiche che coinvolsero Pandolfo Pucci non permisero l’attuarsi d’ interventi significativi fino al 1585, data in cui il colto e raffinato abate Alessandro decise di creare per sé e per i suoi ospiti un ritiro paradisiaco adatto alla meditazione religiosa ed alle brame di meraviglia di cui ardeva la società cortigiana. Collezionista e protettore di giovani artisti, egli incaricò l’architetto e antiquario fiorentino Giovanni Antonio Dosio di trasformare la casa padronale ed i suoi annessi poderi in un raffinato parco di delizie naturali e artificiali.

La facciata, le volte e le stanze della dimora furono affrescate dal pittore Giovanni Balducci assecondando il gusto e l’estetica di Francesco I. Oggi lo spirito tardorinascimentale di villa Pucci sopravvive solo nel giardino, la cui decorazione statuaria si protrasse per molti decenni: le sculture di animali eseguite da Romolo del Tadda, coinvolto in quegli anni anche nella realizzazione del parco di Boboli, furono arricchite infatti dagli interventi degli eredi. Morto improvvisamente l’abate Alessandro, la villa venne ereditata da prima dal fratello Roberto; in seguito, mancando eredi diretti, essa passò ad un altro ramo della famiglia Pucci e sebbene spogliata dei bellissimi arredi per questioni ereditarie, il Balì Giulio Pucci ne continuò l’abbellimento del giardino arricchendolo di statue ispirate ai racconti mitologici e alle forze della natura.

Alla fine dell’800 la villa venne acquistata dalla famiglia Campi e nel 1906 passò di proprietà del famoso tenore Enrico Caruso. Uno dei suoi biografi racconta che l’acquisto avvenne in seguito a una passeggiata in compagnia dell’innamorata Ada Giachetti, quando entrambi rimasero colpiti dal magnifico panorama e dal monumentale e scenografico parco. Caruso si avvalse dell’opera dell’architetto Rodolfo Sabatini, che rese simmetrici i corpi dei due edifici preesistenti, e impiegò nei lavori gli abitanti di Lastra, che donarono al tenore la colonna in pietra tutt’oggi visibile, in segno di ringraziamento per aver contribuito così a risollevare l’economia locale. Concepita come luogo di riposo e di recupero degli affetti familiari, la villa fu arredata fastosamente e arricchita da mobili sontuosi e pregiati, come il famoso presepe napoletano; il giardino venne scomposto e riassettato in guisa d’uno scenario teatrale. Alla sua morte, seguita nel 1921, la proprietà passò da prima al figlio Rodolfo e al fratello Giovanni, poi all’ingegner Bianchi. Acquistata dal conte de Micheli, che s’impegnò a restituire al giardino il suo aspetto rinascimentale, la villa fu ceduta alla famiglia Gucci nel 1990 e riacquistata dal comune di Lastra a Signa nel 1995.

Realizzata nel cinquecento dall’architetto Giovanni Antonio Dosio, la villa prevedeva inizialmente due edifici di cui uno adibito a residenza del committente e l’altro destinato ad uso agricolo, collegati tra loro da un lungo muro su cui si apriva un portale. Di questo originario impianto rimangono solo alcuni elementi, come la splendida scalinata doppia e le finestre inginocchiate in pietra serena. Nel primo decennio del Novecento l’edificio viene restaurato ed ingrandito dall’architetto Rodolfo Sabatini, che lo trasforma secondo la caratteristica tipologia delle ville toscane: pareti semplicemente intonacate, camini e porte in pietra serena. Rialzando e ingrandendo l’edificio adibito a fattoria, egli rielabora un complesso simmetrico. Abbellisce inoltre il muro che collega i due edifici con una galleria a pilastri sormontata da una terrazza di gusto eclettico.

Dal loggiato si accede al parterre, che ancor oggi conserva la pianta rinascimentale che, con la sua rigida ripartizione geometrica, rientra pienamente nella tipologia dei giardini cinquecenteschi tosco-romani. Lungo i viali del giardino sono disseminate sculture di stili e mani diverse: dalle statue raffiguranti le antiche divinità a quelle zoomorfe.

  1. Ingresso principale
  2. Parcheggio
  3. Gruppo scultoreo del viale d’ingresso: Atena, Calliope, Doride, Apollo
  4. Gruppo scultoreo del pratone semicircolare anteriore: Diana, Apollo e allegoria delle stagioni
  5. Villa
  6. Sala del biliardo
  7. Cappella gentilizia
  8. Fattoria
  9. Museo della Fattoria
  10. Giardino all’italiana
  11. Balaustrata di Ferdinando Ruggeri
  12. Gruppi statuari a soggetto agreste
  13. Tigre
  14. Fontana del Tritone
  15. Fontana del Nettuno
  16. La Fattoria degli animali
  17. Fontana con divinità fluviale
  18. Cammello
  19. Belvedere con gruppi statuari del XVII secolo: Pan, Bacco, Venere e una Ninfa
  20. Limonaia
  21. Serre
  22. Ingresso posteriore
  23. Vasche esterne
  24. Servizi igienici
  25. Bar